La liberazione di Città di Castello dalla dominazione dello Stato Pontificio avvenuta l’11 settembre del 1860 verrà celebrata nella ricorrenza del 165° anniversario con un avvenimento speciale aperto a tutta la cittadinanza: una rievocazione storica con i bersaglieri, che, come oltre un secolo e mezzo fa, marceranno lungo via XI Settembre fino al Monumento alla Libertà di Elmo Palazzi, accompagnata dalla musica della banda cittadina e da un brindisi commemorativo. L’appuntamento con la storia per la comunità tifernate, patrocinato dal Comune di Città di Castello e promosso insieme alla Federazione Provinciale di Perugia dell’Associazione Volontari di Guerra e alla Società Rionale San Giacomo, è per giovedì 11 settembre alle ore 21.00. A quell’ora partirà il corteo pubblico che, con l’esibizione della Fanfara dei Bersaglieri di Gubbio e della Filarmonica Giacomo Puccini di Città di Castello, raggiungerà piazza Raffaello Sanzio, dove, alla presenza del sindaco Luca Secondi e delle autorità cittadine, avverrà la deposizione di una corona sotto il monumento equestre realizzato nel 1914 da Palazzi e restaurato nel 2004 per iniziativa del Circolo Culturale Luigi Angelini. Il primo cittadino saluterà i presenti insieme al presidente dell’Associazione Volontari di Guerra perugina Michele Farabbi, mentre Silvia Palazzi, storica dell’arte, ricostruirà gli eventi del 1860 e il significato di una delle pagine più importanti della storia d’Italia. La Fanfara dei Bersaglieri di Gubbio e la Filarmonica Puccini concluderanno la rievocazione, che vivrà l’atto finale con il brindisi simbolico offerto dalla Società rionale San Giacomo.
La vicenda storica. La campagna militare del Regno di Sardegna nell’Italia centrale durante il 1860, che portò alla liberazione di Città di Castello dallo Stato Pontificio e alla successiva annessione della città al Regno d’Italia, ebbe una tappa cruciale in Umbria. L'esercito sabaudo, composto da due corpi d'armata (il IV e il V) guidati dal generale Manfredo Fanti, mosse verso le Legazioni pontificie dell'Umbria e delle Marche. Il piano prevedeva una manovra a tenaglia: le due armate si sarebbero dovute muovere al di qua e al di là degli Appennini, interrompendo le vie di comunicazione fra Lazio, Umbria e Marche, per poi convergere su Ancona, obiettivo finale della spedizione. L'11 settembre 1860 l'armata varcò i confini dello Stato pontificio in tre punti differenti: il V corpo d'armata, comandato dallo stesso Fanti, dopo aver attraversato Arezzo e Sansepolcro, si diresse in Umbria, verso Foligno, passando attraverso Città di Castello, Umbertide e Perugia (conquistata il 14 settembre dalle truppe del generale De Sonnaz). Il IV corpo d'armata invase da più punti le Marche: la 13ª divisione, al comando di Raffaele Cadorna, seguì un percorso a ridosso degli Appennini attraverso Urbino, Cagli e Gubbio, mentre il resto del contingente, composto dalla IV e dalla VII divisione (maggior generale Alberto Leotardi), proseguì sotto la guida di Enrico Cialdini lungo la costa attraversando Pesaro, Fano e Senigallia, finendo per scontrarsi a Castelfidardo, il 18 settembre, con l'esercito pontificio del generale de Lamoricière. Presidiate la Flaminia e la Salaria, conquistate le città principali di Umbria e Marche e sbaragliato il contingente pontificio che cercava di radunarsi presso Macerata, l'esercito piemontese assediò e prese Ancona il 29 settembre, grazie al blocco navale che la marina sabauda aveva nel frattempo realizzato.