“Ricordare una delle vicende simbolo della Resistenza come quella dei militari italiani internati nei campi di concentramento dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e dare dignità a questi uomini, attraverso una celebrazione pubblica che aiuta a conservare la memoria di quanti hanno pagato l’opposizione al nazifascismo con umiliazioni, sofferenze e anche con il sacrificio della vita, è un dovere civico fondamentale che è stato sottolineato meritoriamente con la legge che ha istituito la giornata del 20 settembre. Un dovere civico che vogliamo onorare oggi, pensando che sia importante ricordare e farlo insieme. Per questo rivolgiamo un sentito abbraccio alle famiglie dei 555 tifernati che furono protagonisti di questa drammatica pagina della nostra storia, tra i quali rammentiamo con particolare commozione i 34 concittadini che morirono nei lager o al ritorno in patria a causa delle conseguenze della detenzione, i cui nomi sono scolpiti nella pietra della memoria che si trova nei giardini del Cassero”. E’ il messaggio con cui il sindaco Luca Secondi e l’assessore alla Cultura Michela Botteghi sottolineano a nome dell’amministrazione comunale valore e significato della prima Giornata degli Internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda Guerra mondiale, che è stata istituita dalla legge n.6 del 13 gennaio 2025 e si celebra in tutta Italia oggi, sabato 20 settembre. “Scegliendo di rifiutare l’arruolamento nell’esercito tedesco o in quello di Salò dopo l’armistizio – osservano Secondi e Botteghi - i militari italiani che poi furono internati nei campi di prigionia e nei campi di lavoro coatto in Germania, privati dello status di prigionieri di guerra e quindi dei diritti garantiti dalla Convenzione di Ginevra del 1929 con la conseguente esclusione dai servizi assistenziali della Croce Rossa, offrirono un esempio fulgido di rispetto per l’onore della patria, di fede negli ideali di libertà, di democrazia e di pace, che per lungo tempo è rimasto nell’ombra e che invece fa parte a pieno titolo della lotta della Resistenza, che non fu solo armata”. Sindaco e assessore alla Cultura esprimono “riconoscenza e vicinanza a tutti coloro che a Città di Castello hanno aiutato a tenere accesa la luce della memoria su questa pagina di storia che ha lasciato una ferita indelebile anche nella comunità tifernate”, ricordando l’impegno dell’Istituto di Storia Politica e Sociale Venanzio Gabriotti, dell’ANPI, dell’Associazione Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra, dell’associazione Mutilati ed Invalidi di Guerra, di Trestina Per la Pace, in prima linea per l’80° anniversario della Liberazione di Città di Castello celebrato nel 2024, e di tutte le altre associazioni combattentistiche e della memoria che offrono il loro prezioso contributo”. “Un movimento cittadino vivo e prezioso, che ha voglia di fare e partecipare, verso il quale ci sentiamo responsabilizzati e che continueremo ad affiancare al meglio delle nostre possibilità per custodire la memoria e farne dono alle nuove generazioni”, concludono Secondi e Botteghi. La pietra della memoria collocata ai giardini del Cassero nel 2021 per espressa volontà del consiglio comunale di Città di Castello ricorda il sacrificio di 34 Internati Militari Italiani (IMI) tifernati: Ruggero Bagnini; Gino Balicchi; Pasquale Battisti; Enrico Bellucci; Renato Besi; Luigi Bianconi; Remo Coltrioli; Aldo Falcinelli; Lazzaro Forti; Giovanni Festucci; Giuseppe Gineprini; Gettulio Giornelli; Ubaldo Giornelli; Antonio Grasselli; Brunetto Gualtieri; Amedeo Guerrucci; Corrado Landi; Orlando Marinelli; Nello Marzi; Cesare Meoni; Luigi Meozzi; Giuseppe Monaldi; Alfredo Nestri; Luigi Paoloni; Ubaldo Paolucci; Pietro Pasqui; Pierino Peccioloni; Pietro Petrani; Carlo Rossi; Pietro Rossi; Plinio Rossi; Aurelio Segapeli; Ferdinando Tibulli; Antonio Zangarelli.