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Notizie dal Comune

Oggi compie 101 anni Ferdinando Tascini, testimone unico di un evento che ha segnato la storia d'Italia: la prigionia e liberazione di Benito Mussolini. Compleanno con gli auguri del sindaco a nome della città. 
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28.12.2023 -

 

 

 

 

Ha oltrepassato oggi di un anno il secolo di vita, l’ultimo “carceriere” di Mussolini, ultracentenario, testimone unico di un evento storico in particolare che ricorda ancora a distanza di 80 anni con incredibile lucidità e dovizia di particolari: la prigionia e la liberazione di Benito Mussolini a Campo Imperatore sul Gran Sasso. Nella mente di  Ferdinando Tascini, classe 1922, che festeggia 101 anni, quei momenti indelebili della prigionia del “Duce” a Campo Liberatore e poi dopo qualche giorno la rocambolesca liberazione se li ricorda perfettamente, istante dopo istante: gli sguardi, i sentimenti, le espressioni e poi alcuni dialoghi inediti che solo lui si porta dentro e che nessun libro ha mai scritto. “Ricordo bene quel giorno – racconta - era il 12 settembre 1943. Erano le 14.30 e non ero di turno, stavo nella mia camera ed a un certo punto sentii gridare che erano arrivati i tedeschi e mi affacciai dalla finestra e vidi un aliante che era già atterrato e c’era un ufficiale con la mitraglietta pesante rivolta alla mia finestra. A quel punto sono stato fermo e aspettavo ordini, se impugnare le armi o arrenderci. Dopo ci ordinarono di scendere disarmati e arrenderci. Vidi tutti lì. I tedeschi avevano già circondato l’albergo, strinsero il cerchio e provarono a disarmare un ufficiale ma furono fermati dal tenente Faiola. Ormai il nostro compito finiva lì e con noi si comportarono abbastanza bene. Poi mi ricordo una cosa: quando atterrarono gli alianti, Mussolini si affacciò ma non vedeva chi c’era. Voleva sapere chi fossero se americani o tedeschi. Questo è stato recepito dalle voci  che circolavano. La sensazione fosse che Mussolini aspettasse più gli americani dei tedeschi. Poi dopo i tedeschi salirono in camera da Mussolini con il nostro maresciallo, stettero un mezz’ora a parlare. C’erano gli apparecchi che portarono gli alianti che rimasero finché l’impresa non era compiuta. Poi spararono un razzo e se ne andarono. Il secondo razzo servì per far atterrare la cicogna con cui Mussolini partì. Così andarono le cose”, conclude nel giorno del suo 101esimo compleanno nella residenza di famiglia sulle colline tifernati, affiancato da figli nipoti e bisnipoti, festeggiato come si conviene ad un punto di riferimento di una vita guardato sempre con affetto e riconoscenza per l’insegnamento e la rettitudine unica. L’Arma dei Carabinieri, a cui si sente profondamente legato fin da quei momenti drammatici che la storia gli ha fatto vivere, lo studio, il lavoro, tanto lavoro e poi soprattutto la famiglia, sono i  frammenti di una vita secolare che Tascini rivendica con orgoglio. “Se sono arrivato fin qui – dice con il solito piglio e lucidità – lo devo al buon Dio, poi alla mia famiglia, la vera essenza della vita, il luogo dove sono vissuto, la campagna, il buon cibo e tanto, tanto lavoro”.  Il comune di Città di Castello lo scorso anno gli ha tributato una targa, come a tutti i centenari (ben 21, 15 donne e 6 maschi), lo scorso anno nel corso di un ricevimento ufficiale in comune, poi in primavera anche il Prefetto di Perugia, Armando Gradone assieme ai vertici delle forze dell’ordine e di Polizia, con tanto di cerimonia in Prefettura, infine l’Arma dei Carabinieri a Roma in estate ad assistere alla parata dal palco d’onore. Un anno intenso il 2023 per Tascini che non nasconde ancora un sogno da esaudire, quello di poter stringere la mano al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, magari parlarci qualche istante per raccontargli quello che la storia gli ha consegnato: “eh si sarebbe davvero bello poter parlare con il nostro Presidente della Repubblica, punto di riferimento e orgoglio per tutti noi come la  il tricolore e la Costituzione, dopo i tragici momenti della guerra che è stata sempre e sarà per me e per la mia famiglia il faro della vita che ci guida, di cui andare orgogliosi”, conclude con il sorriso sulle labbra, Ferdinando Tascini a cui il sindaco Luca Secondi e la giunta a nome dell’intera comunità rinnovano oggi gli auguri più sinceri ed affettuosi per il traguardo di vita raggiunto: ”Ferdinando come altri ultracentenari, alcuni protagonisti di un video-messaggio di auguri di festività e anno nuovo che ha fatto il giro del web, sono per la nostra città, la ricchezza ed il valore aggiunto che ci rende orgogliosi. Buon compleanno Ferdinando”.

 

 

 

 

 

 

 

  
LA SCHEDA
 
Ferdinando Tascini nasce a Todi il 28 dicembre 1922 da una famiglia contadina. E’ il terzo di cinque fratelli. Si iscrive all’istituto agrario Ciuffelli di Todi, ma è costretto ad interrompere gli studi per la chiamata nell’esercito durante il secondo conflitto mondiale. Inviato nel Montenegro per quasi un anno. Si arruola poi nell’arma dei carabinieri. Richiamato in Italia viene scelto per una missione speciale e segreta. Si ritrova a sua insaputa a Campo Imperatore, Gran Sasso, a guardia di Mussolini. Un evento che segnò il destino dell’Italia della Seconda Guerra Mondiale di cui lui fu testimone, forse unico superstite. Il 25 luglio del 1943 infatti a Villa Savoia Re Vittorio Emanuele III comunicò al Duce, Benito Mussolini, che il Gran Consiglio del Fascismo aveva imposto la nomina del maresciallo Pietro Badoglio come suo successore al Governo. Mussolini viene arrestato dai carabinieri e portato prima sull’isola di Ponza e poi il 2 settembre sul Gran Sasso a Campo Imperatore. Non passarono però neppure dieci giorni, è il 12 settembre, che per ordine di Adolf Hitler alcune SS e l’ex ufficiale Otto Skorzeny diedero il via a quella che in codice fu chiamata “Operazione Quercia”, Fall Eiche in tedesco, e che portò alla liberazione del Duce. Un autentico blitz portato a termine a oltre 2 mila metri di altitudine proprio sotto lo sperone del Gran Sasso. Ancora oggi, confermano i figli, Massimo, primo dei quattro, titolare dell’azienda agraria a San Donino, Maria Teresa, Maria Francesca e Luca che segue le orme del babbo e del fratello maggiore con il quale tuttora lavora nella azienda agraria, il suo racconto e’ lucido e ricco di aneddoti. “I nostri genitori – hanno dichiarato - ci hanno insegnato con il loro esempio l’onestà l’ accoglienza,la disponibilità e la dignità. “La mamma è mancata 10 anni fa ,avrebbe festeggiato con il babbo il traguardo dei cento anni.” Finita la guerra Ferdinando riesce a conseguire il diploma di perito agrario. Inizia la sua attività lavorativa presso varie aziende agricole del perugino. Nel ‘ 50  si trasferisce in Alta Valle del Tevere insieme alla moglie Adiana (“la maestra di Riosecco”) dove a Città di Castello crea una azienda agricola specializzata nella tabacchicoltura. Termina la sua attività lavorativa presso la Comunità Montana della città. Oggi vive a San Donino con la sua numerosa famiglia, quattro figli, nove nipoti e sette pronipoti, godendosi l’ombra della quercia centenaria da lui curata con amore.

 


CittàdiCastelloNotizie- Agenzia stampa del Comune di Città di Castello
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