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Notizie dal Comune

AUTONOMIA DIFFERENZIATA DELLE REGIONI: MOZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI CITTA' DI CASTELLO
ninfeo
09.09.2020 -

 

“Preoccupazione e contrarietà per un processo di rafforzamento dell’autonomia regionale che, escludendo nella sua definizione e nei suoi contenuti il ruolo dei Comuni e la rappresentatività dei territori, rischia di creare una moltiplicazione di centri burocratici e di controllo a scapito dell’autonomia costituzionalmente riconosciuta a tutti gli enti locali e di incidere pesantemente sulla effettiva parità dei diritti del cittadino e sull’unità della Repubblica”. Il dispositivo approvato dal consiglio comunale di Città di Castello nella seduta di lunedì 7 settembre 2020  esprime “il sostegno ad iniziative che altre Istituzioni o formazioni della cittadinanza attiva intendano intraprendere a tutela del rispetto dei principi costituzionali e dell’unità nazionale ed azioni volte al ritiro di qualunque proposta di autonomia differenziata”. Il documento invita gli altri Comuni dell’Umbria ad “adottare risoluzioni analoghe” e impegna il sindaco e la giunta comunale a trasmettere il la mozione “al presidente della Regione Umbria, al presidente del consiglio, ai ministri degli Interni e delle autonomie, al presidente della Repubblica”, facendosi anche promotori in sede Anci di “un ampio confronto che coinvolga gli Enti locali in una discussione realmente partecipata su tematiche che potrebbero compromettere l’unità nazionale e le garanzie istituzionali”. All’origine della mozione il rischio dei processi di “autonomia differenziata avviati da regioni come Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna sulla base dell’articolo 116, comma 3, della Costituzione introdotto con la legge 1/2003, che “comporterebbero il trasferimento dallo Stato alle regioni competenze legislative e gestione diretta di determinate materie come ad esempio scuola, ambiente, ecosistema, beni culturali, protezione civile”. “L’attribuzione di particolari condizioni di autonomia permetterebbe alla regione di trattenere, in base al Pil, i nove decimi del gettito fiscale, ovvero il 90 per cento, determinando un pesante squilibrio nella ripartizione delle risorse nazionali, un processo di sottrazione di fondi a discapito di alcuni a vantaggio di altri”.

 

 

 


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