A Città di Castello la Tari continua a essere tra le più basse in Umbria. Per il 2025 ci sarà un decremento medio delle tariffe dell’1,73 per cento e una riduzione di quasi 119 mila euro dei costi complessivi del servizio. E’ quanto è emerso dal dibattito nell’ultima seduta del consiglio comunale, dove la riarticolazione tariffaria della tassa per l’anno in corso, con il relativo aggiornamento del piano economico finanziario per il biennio 2024-2025, è stato approvata con i 16 voti favorevoli di PD, PSI, Lista Civica Luca Secondi Sindaco e gli otto voti contrari dei consiglieri di Castello Cambia, Gruppo Misto-Azione, Lega, FI, Lista Civica Marinelli Sindaco, FDI e Castello Civica. A far capire quale sarà la ricaduta concreta della riduzione applicata per il 2025 è stato l’assessore al Bilancio Mauro Mariangeli, che ha dichiarato: “per il 2025 chiederemo ai cittadini una spesa minore per la Tari, mentre in alcuni comuni della regione gli aumenti della tassa saranno a doppia cifra. Per le utenze domestiche, una famiglia di cinque componenti, con un appartamento di 120 metri quadrati, spenderà 361,96 euro invece dei 372,36 euro del 2024, quindi oltre 10 euro in meno, mentre una famiglia di quattro componenti, con un appartamento di 100 metri quadrati, spenderà 290,10 euro contro i 299,13 euro del 2024, quindi circa 9 euro in meno. Per quanto riguarda le utenze non domestiche, la categoria dei negozi, dell’abbigliamento, delle calzature e simili, con una superficie tassabile di 200 metri quadrati, avrà una riduzione di 33 euro circa, dai 1.904 euro del 2024 ai 1.871 euro del 2025”. Nel ricordare che “la diversa incidenza tra costi fissi e costi variabili a livello tariffario non dipende in alcun modo dal Comune, ma dalle modalità di determinazione e ripartizione dei costi operata da Auri in applicazione del metodo dell’Arera”, l’assessore ha chiarito che ai fini della determinazione delle tariffe 2025 sono stati conteggiati in detrazione il contributo del MIUR per le scuole (oltre 46 mila euro), gli incassi derivanti dal recupero dell’evasione della Tari (190 mila euro), la quota parte del canone mercatale (oltre 19 mila euro), la sanzione irrogata da Auri al gestore per il mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata (oltre 33 mila euro), che non era presente l’anno scorso. In sede di bollettazione, a incrementare i costi della Tari saranno il tributo provinciale per la tutela e la protezione ambientale (previsto da sempre nel 5 per cento della tariffa), delle componenti perequative applicate da Arera per finanziare il recupero dei rifiuti in mare e in caso di calamità (introdotte dall’anno scorso) e del nuovo prelievo introdotto da Arera (6 euro a utenza) per finanziare il bonus sociale a favore delle famiglie in condizioni economico-sociali disagiate. Mariangeli ha quindi dato conto anche del conto del costo complessivo del servizio di gestione dei rifiuti, che per il 2025 sarà di 8 milioni 831.558 euro, rispetto agli 8 milioni 950.217 euro del 2024, con una diminuzione di 118.659 euro. A catalizzare il dibattito in aula è stato il tema dei costi della gestione dei rifiuti. “I costi di gestione sono effettivamente la cosa che maggiormente incide sui costi della tariffa”, ha sostenuto la capogruppo di Castello Cambia Emanuela Arcaleni, aggiungendo: “non si vede alcun beneficio sulla Tari dalla gestione della discarica di Belladanza”. “E’ necessario comprendere quanto questo impianto ci sta rendendo, visto l’investimento da 15 milioni di euro e vista la previsione della produzione di energia e compost, di cui si sono perse le tracce, perché se non rende niente allora qualcosa è stato sbagliato”, ha sostenuto la rappresentante della minoranza, che ha chiesto “la convocazione di una commissione Servizi per analizzare, insieme alla Regione, al direttore di Auri e possibilmente anche ai gestori, le voci che compongono la tariffa, confrontarci sui possibili abbattimenti dei costi e sulle detrazioni con cui potremmo far calare la tassa in futuro”. A chiedere di “aprire una riflessione sulla Tari” è stata anche la capogruppo del PSI Loriana Grasselli. “C’è una proiezione in crescita dei costi della gestione dei rifiuti, per cui è arrivato il momento di porre attenzione a questo argomento, assieme alla Regione, per una modalità diversa di erogazione del servizio, sia per chi ci lavora sia per i cittadini, ai quali dovremmo dare maggiori responsabilità, ma al tempo stesso abbassare i costi”, ha spiegato la consigliera di maggioranza, presagendo che “l’aumento dei costi rischia di creare una senso di disaffezione del cittadino che svolge correttamente la raccolta differenziata”. Grasselli ha pertanto proposto di valutare l’adozione di “un sistema di raccolta razionalizzata fuori dal centro storico, individuando luoghi dove i cittadini possano conferire in autonomia carta, vetro, plastica e indifferenziato, abbassando così i costi di erogazione del servizio”. A sottoporre la necessità di “capire quanto incida questo modello di raccolta differenziata sulla tariffa” è stato il consigliere di FDI Riccardo Leveque, che ha proseguito: “crediamo si possa pensare a un indirizzo politico diverso, superando anche criticità nel servizio che conosce bene, ad esempio, chi vive nel centro storico, dove si toccano con mano le difficoltà a svolgere questo tipo di raccolta, tra rifiuti per terra, cassonetti non manutenuti e carenza di igiene, che rendono meno bella e accogliente la nostra città”. Anche Leveque, pertanto, ha condiviso la necessità di convocare una seduta della commissione consiliare competente “per valutare le opportune soluzioni da adottare per calmierare i costi”. A puntare l’indice contro i costi della raccolta differenziata è stato anche il capogruppo della Lega Valerio Mancini, che ha eccepito: “dire che il servizio di raccolta dei rifiuti costa in lire 17 miliardi forse ci fa rendere conto meglio dell'enormità della cifra ”. “E’ una somma dovuta al fatto che il ciclo dei rifiuti in Umbria non è stato chiuso con il termovalorizzatore che il piano regionale prevedeva fin dal 2009”, ha puntualizzato il consigliere, che ha aggiunto: “conferire e non valorizzare i rifiuti nelle discariche purtroppo costa. Sono impianti che richiedono ingenti investimenti per essere costruiti e per essere mantenuti, come ad esempio i 450 mila euro all’anno che paghiamo a Belladanza per depurare le 8 mila tonnellate di percolato che producono i rifiuti: tutte spese che poi vanno a finire nella Tari”. “Perché in Umbria non facciamo come l’altra regione storicamente governata dalla Sinistra, l’Emilia Romagna, dove ci sono otto termovalorizzatori e viene conferito in discarica il 3,2 per cento dei rifiuti, con il risultato che è una delle regioni migliori in Italia?”, ha domandato Mancini, che ha quindi chiarito: “se il sistema resta questo e a Città di Castello, come dicono i dati Ispra la gestione di un chilogrammo di rifiuti costa circa 32 euro, allora dobbiamo fare di Belladanza la nostra cassa per poter tagliare i costi ai tifernati, facendo pagare adeguatamente i rifiuti che portano qui altri Comuni, come Perugia, che non vogliono il termovalorizzatore nel loro territorio e poi aumentano la Tari ai propri cittadini del 20 per cento”. Nel premettere di “non condividere una modalità di calcolo della tariffa dove il Comune non può assolutamente incidere perché è dettata da Arera”, il consigliere del PD Domenico Duranti ha preso la parola per precisare: “sarà anche merito del gestore e di quello che sta portando avanti se Città di Castello è una delle città dove per la prima volta, dopo tanti anni, c'è una riduzione delle tariffe, che già sono tra le più basse in Umbria”. “Sono d’accordo che vada fatta una valutazione sui costi per capire come si possano abbassare ancora le tariffe – ha aggiunto l’esponente della maggioranza - ma bisogna pur riconoscere che beneficiare anche di una minima detrazione sulla Tari 2025, calcolata sulla base del 2023 ovvero l’anno in cui è partita la nuova gestione del ciclo integrato dei rifiuti con la gara vinta da Sogepu, sia già un dato di fatto abbastanza importante, che poi dovrebbe avere una continuità nei prossimi anni, come abbiamo sempre detto”. Il sindaco Luca Secondi è intervenuto per chiarire: “sappiamo che il costo della Tari è il riflesso dei costi di erogazione del servizio di raccolta dei rifiuti e del loro trattamento. Il Piano regionale prevede tuttora un modello di raccolta differenziata spinta, che è estremamente esposto all'aumento dei costi dei contratti di lavoro, dei costi energetici e delle attrezzature necessarie. Rispetto a territori come quello di Città di Castello, dove ci sono anche situazioni demograficamente più rarefatte, sarebbe opportuno valutare un modello misto, un po’ più morbido, come sta accadendo in Trentino e in altre realtà del Nord, facendo leva su un’accresciuta consapevolezza dei cittadini nella gestione della raccolta differenziata e sulla creazione di isole ecologiche diffuse, dove possano conferire autonomamente i rifiuti, alleggerendo il carico economico dei servizi porta a porta”. “Si tratta di una scelta che auspico possa essere presa in considerazione nel Piano dei rifiuti regionale”, ha affermato il primo cittadino, che ha fatto una precisazione anche sulla questione dell’impiantistica. “L'impiantistica per il trattamento dei rifiuti – ha detto Secondi - non determina di per sé in maniera conseguenziale un benefit economico, ma deve determinare un benefit ambientale, perché questo è l'obiettivo. Ecco perché l'integralismo eccessivo nelle scelte diventa complicato da calare poi nella realtà. Non sono contro l'inceneritore, è vero che dove ci sono questi impianti le tariffe della Tari sono più basse, ma realizzare un'impiantistica sproporzionata rispetto alle nostre necessità rischia di non portare questo beneficio e probabilmente l'inceneritore, per i quantitativi di rifiuti prodotti dall'Umbria, era eccessivo come strumento di risposta”. Il sindaco ha, pertanto, invitato a considerare correttamente la questione della Tari a Città di Castello. “Stasera – ha osservato Secondi - parliamo di una tariffa che resta pressoché immutata, anzi è in lieve calo, mentre in altre realtà della regione si discute di aumenti importanti e parliamo di realtà dove questa tassa è già molto più alta della nostra, che continua ad essere una delle più basse dell’Umbria”.