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Notizie dal Comune

PER PRIMO TRA I GRANDI COMUNI UMBRI, CITTA' DI CASTELLO APPROVA A MAGGIORANZA PIANO DEL COMMERCIO. LA ZONA INDUSTRIALE NORD DEFINITA AREA CRITICA
mappa storica cdc
28.11.2019 -

Approvato a maggioranza il Piano del Commercio del Comune di Città di Castello. Si di PD, PSI, La Sinistra e Gruppo Misto, astenuti Tiferno Insieme e Lega, contrario Castello Cambia. E’ il primo grande comune dell’Umbria a dotarsi di questo strumento ed a ricorrere alla definizione di area critica.

 

Nel presentare il documento al consiglio comunale di lunedì 18 novembre 2019, l’assessore al Turismo e Commercio Riccardo Carletti ha richiamato la legge regionale ed il regolamento da cui il Piano discende “come atto di programmazione per medie e grandi strutture commerciali  che introduce strumenti nuovi, come le aree critiche, le aree sature o l’onere aggiuntivo del 20% sulle opere di urbanizzazione da destinare al centro storico. Completa il quadro della pianificazione in corso, intersecandosi con il Pums, il piano della mobilità urbana sostenibile, il piano regolatore operativo e guardando verso il Piano del traffico urbano”. Contemporaneamente al Piano il consiglio ha anche approvato una variante al piano regolatore operativo, ormai alle battute finali in commissione: “Il prg assume le decisioni del Piano del Commercio, in particolare si fa carico delle strutture di grandi dimensioni. La soluzione raggiunta in collaborazione e adottata è di equilibrio ed è stata condivisa” ha aggiunto Rossella Cestini, assessore all’Urbanistica “Contabilizzeremo i metri quadrati di commercio della zona critica, la zona industriale Nord, per la valutazione del passaggio ad area satura”.

 

Ad illustrare le principali misure del Piano, sostenuto da un poderoso dossier su cifre e processi socio economici del territorio, è stato il consulente esterno Andrea Kaczmarek: “i Comuni attualmente hanno poteri solo oltre 250 mq di superficie di vendita. La rete distributiva di Città di Castello risulta composta da 757 esercizi commerciali al dettaglio, 575 del settore prevalente non alimentare.  La superficie totale di vendita risulta di  93.637 metri quadrati e quella media di  123.7 metri quadrati.  Dei  93.637 metri di superficie,  26.705  pari al  28.5 % del totale, sono da attribuire agli esercizi di settore prevalente alimentare il restante (71.5%) al non alimentare. Le medie strutture di vendita, rappresentano il  9.9 % del totale degli esercizi, mentre in termini di superficie rappresentano il  47.7 %. I dati che maggiormente vengono in luce posso considerarsi: la contrazione, specie in termini di superfici, nella città antica, la grande espansione che ha avuto la zona industriale sia per il settore alimentare che per quello non alimentare, la crescita anche nella zona di Trestina limitata, tuttavia, al settore alimentare. Il centro storico ha subito una perdita di esercizi commerciali e di relative superfici, mentre si è sviluppata fortemente la zona industriale non solo per la nascita della grande struttura, ma anche in termini di piccoli e medi esercizi commerciali. Il saldo a livello comunale è di 18 esercizi in meno e la nascita di 11 strutture di tipologia superiore”. In questo contesto i processi da monitorare sono “l’andamento commerciale della città antica, prevedendo incentivi alla permanenza o all’insediamento delle attività; la zona industriale in cui la tendenza all’espansione è veramente forte e potrebbe rilevarsi dannosa per l’armonico sviluppo dell’intero Comune”. Per questo nel Piano viene definita come area critica mentre rispetto alle aree sature “L’intera zona industriale di Riosecco mostra parametri che autorizzano a ipotizzare un’area satura anche se tale ambito territoriale al momento rimane solamente e limitatamente ad un nucleo centrale area critica che, cioè, ammette ancora un limitato sviluppo, superato il quale la stessa deve essere considerata satura. Si limiterà l’eccessivo sviluppo del commercio al dettaglio attraverso le destinazioni d’uso e introdurremo una contabilizzazione delle superfici di vendita, complessiva, allineando a queste indicazioni anche il prg e premiando il recupero”.

 

Dibattito. Vittorio Vincenti, consigliere di Tiferno Insieme, ha detto che “dal punto di vista politico la zona industriale è diventata satura a colpa di varianti. Le attività chiuse nel centro storico sono pari o quasi a quelle aperte alla zona industriale. Estendiamo la premialità del recupero con misure particolari per il centro storico”. Vittorio Morani, capogruppo del Psi, ha rivendicato “maggiori poteri per i comuni non avrebbero permesso l’attuale regime di traffico e di commercio alla zona industriale. Valorizziamo il centro storico con attività di maggiore qualità. Il Piano era atteso da anni degli operatori, c’è da fare ma è un buon punto di partenza”. Mirco Pescari, capogruppo del Pd, ha sottolineato come “più che un piano del commercio è un regolamento per medio grandi strutture. Un’arma spuntata, parziale. In realtà negli ultimi anni è cambiato il tipo di consumatore e il tipo di servizio che richiede. La concorrenza tra centro storico e medie grandi strutture non è il prodotto ma il luogo. Ancora oggi non possiamo definire satura ma critica la zona industriale. Il Piano analizza e fotografa ma lascia pochi margini di programmazione se le normative non danno più strumenti agli enti locali”. Marco Castellari, capogruppo della Lega, si è soffermato sul commercio del centro storico, proponendo “di rivitalizzare ed implementare le attività perché sono funzionali al turismo. Riguardo la zona industriale: sui 4mila metri quadri circa ancora disponibili dei 25mila della zona definita critica, dobbiamo vigilare soprattutto sulle destinazioni d’uso perché non si convertano superfici superiori”. Per Vincenzo Bucci, capogruppo di Castello Cambia, “nella zona industriale Nord all’ex Inghirami c’è in corso un’altra autorizzazione. Dello spostamento del baricentro commerciale, che potrebbe proseguire indisturbata, ne risente anche il termini turistici il centro storico che è meno attrattivo con una rete commerciale esigua o parziale. Per la zona industriale ormai è troppo tardi”. Andrea Lignani Marchesani, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha sottolineato come “in realtà la concentrazione commerciale è nella prima parte di viale Morandi, perché la seconda è invece costellata di capannoni chiusi. Di fatto il Piano del commercio prende atto e archivia. Alcuni hanno avuto ciò che ad altri è stato negato. Oggi votiamo una fotografia mentre i commercianti del centro storico fanno la guerra tra poveri sulla dislocazione dei banco delle fiere. Il Piano certifica situazioni di fatto, le legittima e per questo lo approviamo prima del prg operativo mentre andavano inserite nello strutturale per poterle governare”. Gaetano Zucchini, capogruppo del Gruppo Misto: “Il piano non dà risposte o strumenti immediati. Se la popolazione dentro le mura è meno del 10 per cento e quella della cinta urbana il 32, dobbiamo favorire un recupero dei residenti. Il mondo della distribuzione è cambiato e gli esercizi di prossimità sono sempre meno perché cambia la domanda dei consumatori. Il centro storico deve diventare un centro commerciale diffuso con residenti e qualità della distribuzione. Su uno strumento intelligente di progettualità politica non ci si può astenere”. Il sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta ha concluso dicendo che “Il commercio è cambiato, basti pensare all’on line, e non si può demonizzare il mercato. Città di Castello non ha una vocazione commerciale di lunga durata. La trasformazione della zona industriale dipende da sottodimensionamento della rete commerciale oltre che dalla liberalizzazione. La programmazione non deve essere sottovalutata perché ci saranno altre richieste e non possiamo ignorarlo. Nel centro storico ci sono tipologie in crisi e tipologie in crescita come gli esercizi pubblici, bar e ristoranti ad esempio, in linea con la tendenza nazionale e con il modo in cui si vivono i centri storici. Dobbiamo puntare sulla qualità e governare i processi che si muovono in autonomia. E’ imminente l’apertura di altre attività nel centro e l’anno prossimo delle Terme di Fontecchio. Oggi rispetto al passato il controllo pubblico è minore ma il Piano di consentirà di lavorare sul futuro con un’azione di indirizzo”.

 


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