Malakos a Città di Castello è il primo museo in Umbria ad avere una collezione CITES stabile e permanente di materiali confiscati dall'Arma dei Carabinieri. Un centinaio di reperti che sono il simbolo più eloquente della spregiudicatezza umana che uccide per guadagno, rischiando di portare all’estinzione specie animali e vegetali, di distruggere interi ecosistemi. Tra i pezzi in esposizione nella mostra “Traffic”, aperta nel museo tifernate grazie alla collaborazione con il Comune, ci sono manufatti in avorio, medicine orientali contenenti bacche e cobra, pelli di varano e coccodrillo, un pitone di Burma lungo 4 metri, svariati carapaci di tartarughe ed esemplari tassidermizzati, fra cui una pulcinella di mare, tartarughe embricate e verdi. Un percorso nel quale ci si può fare un’idea dei danni che è in grado di causare la sete di affari e di ingiustificati privilegi che alimenta un mercato mondiale ricco e praticamente inesauribile, contro cui in Italia si batte il Raggruppamento Carabinieri CITES, che opera in attuazione della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Convention on International Trade in Endangered Species – CITES). L’obiettivo della collezione custodita nel Museo Malakos è di aumentare la consapevolezza nell’opinione pubblica, soprattutto delle nuove generazioni, dell’importanza di combattere e non alimentare questa tipologia di mercato degli animali e delle piante. I due anni di lavoro che hanno portato all’inaugurazione della collezione CITES nella mattinata di oggi sono infatti il punto di partenza di un progetto di sensibilizzazione che coinvolgerà già dalla prossima settimana il mondo della scuola, con percorsi gratuiti che guardano alla costruzione di una coscienza consapevole della responsabilità di proteggere e rispettare le specie animali e vegetali che popolano il pianeta. A sottolineare caratteristiche e finalità dell’apertura dell’ala CITES nel Museo Malakos sono stati nella cerimonia di stamattina il generale di Brigata Giorgio Maria Borrelli, comandante del Raggruppamento Carabinieri CITES, e il tenente colonnello Carlo Saveri, comandante dei Carabinieri Forestali dell’Umbria, che, insieme ai referenti del Nucleo Operativo del Cites di Perugia e ai rappresentanti delle forze dell’ordine tifernati, si sono uniti nel taglio del nastro al sindaco Luca Secondi, all’assessore alla Cultura Michela Botteghi e al fondatore di Malakos Gianluigi Bini, alla presenza della direttrice Debora Nucci e dell’educatrice museale e progettista Beatrice Santucci. “L’apertura dell’ala CITES al Museo Malakos è un esempio virtuoso frutto delle giuste sinergie culturali e amministrative, che ci ha permesso di portare in una realtà espositiva importante e meritoria una collezione che rappresenta un messaggio di legalità e civiltà”, ha sottolineato il generale Borrelli. “Oggi – ha spiegato Borrelli - questi oggetti che provengono dalla nostra attività di contrasto ai traffici illeciti e di sequestro dei materiali oggetto di un commercio internazionale di vaste dimensioni, anche economiche, ritornano in vita, perché facciamo assumere loro un significato nuovo, che è quello di informare, educare, di sensibilizzare sempre di più i cittadini e le generazione che verranno dopo di noi al rispetto della flora e della fauna selvatica e non solo”. Il sindaco Secondi e l’assessore Botteghi si sono detti “onorati della collaborazione con il Raggruppamento Cites dell’Arma dei Carabinieri, che ci offre la possibilità, attraverso la cultura che apre la mente ed è un veicolo di consapevolezza, di sensibilizzare la nostra comunità, soprattutto i giovani, sul tema della legalità e sull’importanza di tutelare l’ecosistema, come ci chiede anche la nostra Costituzione”. “Malakos è un museo aperto verso l’esterno, che trasmette un bellissimo messaggio di passione e conoscenza: grazie a questa collezione – hanno sostenuto Secondi e Botteghi - siamo sicuri che sarà possibile toccare le giuste corde per responsabilizzare la nostra comunità sull’importanza di proteggere animali e piante da una razzia cieca che offende la dignità umana”. Grande soddisfazione è stata espressa dal professor Bini. “Quello che ufficialmente inauguriamo oggi è un altro importante obiettivo raggiunto dal nostro, piccolo, grande museo”, ha affermato Bini. “La collaborazione stabile con il Nucleo CITES dei Carabinieri permette a Malakos di divenire ufficialmente depositario e custode di una parte delle ingenti confische operate dall’Arma nel contrasto dell’importazione illegale in base alla Convenzione Internazionale di Washington per la tutela della biodiversità”, ha puntualizzato il fondatore del museo. “I danni causati da questi traffici illeciti rischiano di essere irreversibili”, ha ammonito Bini, evidenziando l’importanza di “suscitare in chi visiterà quest’ala di Malakos e parteciperà ai nostri laboratori la consapevolezza delle conseguenze drammatiche di certe pratiche e la necessità di sconfiggerle rifiutando prima di tutto l’acquisto dei pezzi che vengono commercializzati illegalmente, l’unico modo di inaridire questi terribili traffici”. La mostra che ospiterà in maniera permanente il museo Malakos apre una finestra sull’importantissima opera di repressione del commercio di specie protette che il Nucleo CITES porta avanti da anni, contribuendo ad ostacolare ed a reprimere il vergognoso commercio di specie animali, vegetali e di manufatti da essi ricavati. Tramite una serie di vetrine appositamente predisposte, la mostra esporrà numerosi esemplari sequestrati dall’Arma, mentre molti altri reperti troveranno una collocazione stabile un po’ per tutto il museo, ma anche nel suo grande laboratorio didattico, in quanto saranno destinati proprio a questo scopo. Dal punto di vista scientifico il museo arricchirà la sua offerta didattica con esemplari sempre più rari da poter osservare. Altrettanto importante sarà il messaggio civico che, congiuntamente, l’Arma dei Carabinieri, Malakos e il Comune offriranno ai visitatori, allo scopo di sensibilizzarli sulla stringente necessità di non incentivare il commercio di specie protette, in quanto in serio pericolo d’estinzione.